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OCSE indagine stato istruzione

OCSE, indagine sull'istruzione nel mondo

11 aprile 2022

Indagine che prende in considerazione i sistemi educativi dei 36 paesi membri OCSE. In Italia come ce la caviamo?

Vuoi sapere quali sono i Paesi con i peggiori risultati in matematica? O chi investe di più nell'istruzione e come sono ripartiti i fondi? Il rapporto periodico OCSE "Education at Glance" (che potete consultare integralmente e gratuitamente qui) risponde a queste ed altre domande. Una panoramica per comprendere lo stato di salute dell'istruzione nel mondo e in Italia.

OCSE è l'acronimo per Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: un'organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri: 36 stati con una comune economia di mercato. Vediamo alcuni dati interessanti del report 2021 sull'istruzione nei paesi membri.

NEET

neet dati giovani non studiano lavorano 2021

Figura 1. Percentuale di cittadini nella fascia d'età 18-24 che sono impiegati (arancione), disoccupati (verde scuro), inattivi (verde chiaro) (2021)

I giovani tra i 18 e i 24 che non lavorano, non studiano e che, in generale, non seguono nessun corso di formazione sono i cosiddetti NEET (verde nel grafico): "not (engaged) in education, employment or training". La quota non è cambiata notevolmente è aumentata dal 14,4% nel 2019 al 16,1% nel 2020, in media nei paesi dell'OCSE.

Olanda, Germania e Lussemburgo sono i paesi con il più basso tasso di NEET.

L’Italia, assieme al Sud Africa e alla Colombia, risulta essere il paese con la più alta percentuale di NEET, con oltre il 25% di inattivi. Preoccupante la durata della disoccupazione: in Italia e in Grecia, un NEET su due è rimasto senza occupazione per oltre 12 mesi. 

 

Chi investe di più sull’istruzione?

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Figura 2. Investimenti nell'istruzione come percentuale del PIL (2018)

Secondo le statistiche OCSE i paesi che spendono di più per l’istruzione sono Israele, Norvegia, Islanda, mentre l’Italia si posiziona nella seconda metà della classifica, sotto la media OCSELa Norvegia è anche il paese che con più investimenti pubblici.

Per l'istruzione universitaria, i paesi che investono di più sono Stati Uniti, Cile e Canada, con notevole la provenienza di fondi dal privato. Il primo paese per investimenti pubblici nel settore universitario è sempre la Norvegia: quasi la totalità dei suoi investimenti nell’università proviene da fondi pubblici.

Salari a confronto

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Figura 3. Salari di insegnati della scuola secondaria inferiore come percentuale dei salari di lavoratori con livello di istruzione simile e universitario (2020)

Dal rapporto OCSE risulta che gli insegnanti guadagnano tra il 78% e il 93% circa rispetto al salario di lavoratori con un livello di istruzione universitario.

In quasi tutti i paesi e a quasi tutti i livelli di istruzione, gli stipendi effettivi degli insegnanti sono inferiori a quelli dei lavoratori con istruzione terziaria (universitaria). I salari relativi più bassi sono a livello della scuola dell’infanzia (pre-primario): nella Repubblica Slovacca, gli stipendi degli insegnanti di questo settore sono il 56% rispetto a quelli dei lavoratori con istruzione terziaria, in Ungheria sono il 58% e negli Stati Uniti sono il 59%

Solo in alcuni paesi gli insegnanti guadagnano più di dei lavoratori con istruzione universitaria. A tutti i livelli d'istruzione accade in Costa Rica, Lettonia, Lituania e Portogallo, mentre in altri paesi solo ad alcuni livelli (a livello secondario superiore in Finlandia e a livello secondario in Germania). In particolare, in Costa Rica (a livello secondario), Lettonia (a livello primario e secondario) e Portogallo, gli insegnanti guadagnano almeno il 30% in più dei lavoratori con istruzione universitaria.

Insegnanti anziani e dove trovarli

eta media insegnanti

Figura 4. Età media insegnanti  (2021)

Dalle statistiche OCSE emerge che in media meno del 12% di insegnanti ha un'età inferiore ai 30 anni.

I giovani insegnanti sono

  • Il 12% nell'istruzione primaria
  • l'11% nella secondaria inferiore
  • l'8% nella secondaria superiore

I giovani insegnanti sono il 5% o meno degli insegnanti della secondaria superiore in gran parte dei paesi europei. Una grande fetta di insegnanti supera i 50 annioltre il 33% nelle scuole primarie, il 36% nelle secondarie di primo grado e il 40% nelle secondarie di secondo grado.

L'Italia è in testa per la percentuale di insegnanti over 50: circa il 60% degli insegnanti ha un'età pari o superiore ai 50 anni, il 40% tra i 30-49, e meno dell'1% è under 30.

Per quanto riguarda il mondo accademico, in Italia i professori universitari under 30 sono sempre meno dell'1%. In contrasto, in Germania lo staff accademico sotto i 30 anni supera il 24%.

È interessante notare come la percentuale di insegnanti dai 50 anni in su aumenta con il livello di istruzione, dal 33% nell'istruzione primaria al 36% nell'istruzione secondaria inferiore e al 40% nell'istruzione secondaria superiore.

Genitori e figli


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Figura 5. Percentuale di iscritti alla scuola secondaria superiore, per programma e per livello massimo di istruzione raggiunto dai genitori (2018)

Il grado di istruzione dei genitori può influenzare quello dei figli?

La provenienza da un background economico-sociale svantaggiato può avere un forte impatto sul successo scolastico e sul completamento dell’istruzione universitaria.
È difficile stabilire una correlazione tra il livello di istruzione raggiunto dai genitori e dai figli. Tuttavia in quasi tutti i paesi per i quali sono disponibili dati al riguardo, l'indice di completamento degli studi è più alto per gli studenti con almeno un genitore laureato, e più basso per studenti i cui genitori non hanno completato la scuola superiore.

Inoltre la percentuale di studenti i cui genitori non hanno raggiunto l'istruzione secondaria superiore

è almeno due volte più alta tra gli iscritti ai programmi professionali che tra gli iscritti al resto dei programmi. E, al contrario, la laurea dei genitori è correlata a una minore presenza dei figli nelle scuole professionali.

Disparità di genere

Altro dato interessante riguarda il grado di istruzione raggiunto dalle donne. In media la percentuale di donne che raggiunge il livello universitario è superiore agli uomini: anche in Italia è così.
I paesi con il più alto tasso di laureate sono la Lituania e l’Estonia e il Lettonia.

Tuttavia, la quota di donne (25-64 anni) tende a diminuire quanto più alto è il livello di istruzione terziaria. In media, le donne rappresentano il 56% degli adulti con una laurea di primo livello o equivalente, il 54% degli adulti con un master o equivalente e il 45% di quelli con un dottorato o un titolo equivalente.

percentuale donne laureate uomini

Figura 6. Percentuale di donne laureate in rapporto agli uomini laureati (blu). (2020)

Tuttavia, il numero delle insegnanti di sesso femminile diminuisce all'aumentare del livello dell'educazione. Le donne, infatti, sono la maggioranza degli insegnanti nella scuola primaria e secondaria, ma meno della metà dei professori universitari. In media, le donne rappresentano il 97% del corpo insegnante alle scuole dell’infanzia, l'83% nelle scuole primarie, il 60% nelle secondarie e il 44% all'Università.

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Figura 7. Distribuzione di genere nell'educazione terziaria (2019)
Percentuale di donne nei corpi insegnanti in istituzioni pubbliche e private.

A livello universitario, solo in Lituania, Lettonia, Finlandia e Russia il numero di professori donne supera gli uomini. L'Italia è in quintultima posizione, prima di Svizzera, Grecia, Corea e Giappone: dunque un elevato numero di laureate non corrisponde ad un equivalente presenza di donne nella carriera accademica

 

donne iscritte corsi stem

Figura 8. Distribuzione di donne iscritte per campi STEM (2019)

Gli ambiti di studio universitari tendono ad essere fortemente influenzati dal genere.

Le scienze naturali, la matematica e la statistica sono gli unici campi STEM scienza, tecnologia, ingegneria e matematica che hanno raggiunto la parità di genere, mentre ancora poche donne si iscrivono a ingegneria e nei corsi di laurea ICT, dove gli rappresentano almeno il 70% dei nuovi iscritti.

Nell'ambito delle STEM, inoltre, la presenza di donne diminuisce con l’avanzare della carriera universitaria. Questo può derivare dalla percezione sociale della scienza e della tecnologia come un ambito di domino maschile: la scarsa presenza di donne può rinforzare il bias e scoraggiare le donne dal perseguire studi universitari in queste discipline.

Conclusioni.

Il quadro che ci restituisce questa indagine non è certo positivo per il nostro paese: gli insegnanti pubblici sono infatti mediamente piuttosto vecchi, maschi e percepiscono uno stipendio inferiore rispetto agli altri lavoratori con laurea, condizioni che incidono pesantemente sul livello di motivazione e qualità dell’insegnamento. L'Italia investe poco nell'educazione ed i suoi giovani - forse consci dell’alta percentuale di disoccupazione tra gli under 24 - sono meno fiduciosi nel futuro, eventualità che difficilmente possiamo considerare scollegate.

 

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