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Covid e DAD

Covid e DAD

09 dicembre 2021

Cosa è mancato a ragazzi e ragazze e cosa possiamo imparare: il bilancio dopo quasi due anni in bilico tra lezioni in presenza e DAD.

La DAD – la didattica a distanza – è stata e ancora rappresenta uno dei temi più discussi in merito alla gestione della pandemia di Covid-19. Una necessità, in piena pandemia, quando il contenimento dei contagi era essenziale per evitare di compromettere una situazione già molto difficile, ma ora è arrivato il momento di ripensare al reinserimento in classe degli studenti.

Nel concreto, cosa ha comportato la didattica a distanza, sia a livello di gestione familiare che in quello delle relazioni dei ragazzi?

Didattica a distanza e gestione familiare

A fare le spese della scelta di una didattica gestita non più in presenza ma a casa, sono state soprattutto le famiglie, costrette ad organizzarsi e a riorganizzare gli spazi abitativi, nonché a schedulare veri e propri turni per l’uso dei dispositivi elettronici, spesso non sufficienti per coprire le necessità lavorative dei genitori e quelle di uno - o più - figli impegnati con le lezioni.

Una delle categorie che più ha sofferto però è quella dei ragazzi con difficoltà motorie, cognitive o che vivono in contesti difficili, come sottolinea Emanuele Caroppo, psichiatra e psicoanalista, membro del Gruppo di esperti Covid-19 per l'infanzia e l'adolescenza della Presidenza del Consiglio e coordinatore del Comitato Scientifico di Sos Villaggi dei Bambini.[1]

In linea generale però, si può affermare che tutti i ragazzi hanno sofferto la mancanza di socialità, di sport, di amicizie e esperienze sentimentali, fondamentali per la crescita e lo sviluppo cognitivo e relazionale.

È un altro però il fenomeno che preoccupa il nostro paese e fa suonare un campanello d’allarme importante: la dispersione scolastica.

ragazza annoiata lezione didattica distanza

La dispersione scolastica: il bilancio del 2021

Anche se è facile pensare che a lasciare la scuola siano stati solo i ragazzi più grandi, vittime di un sistema in cui non riuscivano a riconoscersi e che, complice la permanenza tra le mura domestiche, hanno progressivamente abbandonato gli studi, la realtà è ben diversa.

A lasciare la scuola sono stati soprattutto gli studenti della scuola media e superiore, ma anche i piccoli della scuola materna, tenuti a casa perché in condizioni salutari fragili o potenziali diffusori del virus in famiglia, regalando il primato all’Italia del paese con il maggior tasso di dispersione in Europa. Un primato di cui certamente non possiamo andare fieri.

Anna Cau, procuratrice presso il Tribunale dei minori a Cagliari sostiene: “Sul banco degli imputati non c’è la Dad, o meglio non solo la Dad. La didattica a distanza è una risorsa, ha rappresentato l’unica possibilità per consentire ai ragazzi di continuare a studiare. Ma non può sostituire la scuola come luogo fisico, di incontro e di confronto, di socialità, di vita. In Dad i ragazzi sono soli: i più forti e strutturati vanno avanti anche se con fatica e mostrando disagi, i più fragili restano indietro, non tengono il passo e alla fine si arrendono.” [2]

Anche se gli insegnanti hanno fatto il massimo.

Ritorno alla vita scolastica

La riapertura delle scuole, con il ritorno in presenza degli studenti, è un evento importante sia sul piano educativo che sotto il profilo sociale e relazionale, in particolare per bambini e ragazzi più fragili.

Lo sviluppo della socialità avviene fin dai primi mesi di vita ed è fondamentale per impostare una corretta vita relazionale sin dai primi gradi scolastici. Se il passare molto tempo in famiglia, quindi, ha consolidato un tipo di socialità, quella chiamata “verticale” (tipica del rapporto genitori/figli o superiore/subordinato), sono mancate però le relazioni “orizzontali” (cioè quelle con il gruppo dei pari) altrettanto importanti per la crescita sociale.

Ma insomma, questa didattica a distanza è tutta da buttare? Forse no, ma dobbiamo essere davvero bravi a trovare il lato positivo.

Noi ci abbiamo provato!

Cosa possiamo imparare dalla DAD

Se è vero quindi che da ogni cosa possiamo trarre un insegnamento, allora qualcosa di buono può arrivare anche dalla didattica a distanza.

L’insegnamento principale, secondo noi, è quello di una maggior consapevolezza degli strumenti e del fatto che vivere il digitale non si improvvisa, ma richiede un’educazione mirata all’uso dei dispositivi affinché il loro uso sia fatto con maggior consapevolezza. Un’educazione che deve partire dalla scuola e che deve essere supportata dal lavoro delle famiglie, perché il digitale diventi opportunità e non minaccia.

Anche tu sei stato in didattica a distanza? Che sensazioni hai provato?

Qualunque sia la tua necessità, al Centro Studi Manzoni ci occupiamo dei nostri ragazzi e seguiamo il loro percorso di conoscenza e di crescita relazionale. Qui troverai uno spazio in cui puoi parlare e trovare un supporto costante ai tuoi bisogni.

Chiamaci o contattaci!


Fonti

[1] sositalia.it/press/comunicati-stampa/2021/apertura-scuole-2021

[2] lanuovasardegna.it/regione/2021/04/23/news/dad-e-zero-socialita-i-ragazzi-sono-abbandonati

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